Percorsi individuali

Stare bene al lavoro o fare il lavoro che ci fa stare bene

Spesso ricevo richieste di consulenza da clienti che, in una fase cruciale della loro vita, hanno necessità di essere supportati nelle scelte professionali.

La maggior parte di queste persone non ha chiaro, almeno in una fase inziale, che cosa mi sta chiedendo. Tutti però esprimono una profonda difficoltà rispetto al loro lavoro e alla loro vita.

Posso distinguere due gruppi di persone.

  • Il primo gruppo comprende chi, per i motivi più diversi, deve ricominciare. Qualcuno deve fare i conti con ristrutturazioni aziendali, altri con il proprio mercato di riferimento inesorabilmente mutato, altri ancora, pur intenzionati ad iniziare un nuovo percorso, non sanno da dove cominciare per rimettersi in gioco. Tutti riportano la fatica di orientarsi in una società che all’apparenza offre mille opportunità ma che, in concreto, non aiuta affatto a ricominciare.
  • Il secondo gruppo comprende persone che esprimono un disagio –  sopraggiunto nel tempo – nello svolgere il loro lavoro. Con il passare degli anni si sono accorti che le motivazioni e le soddisfazioni che li hanno sostenuti in passato si sono affievolite o spente. Qualcuno prova a coltivare altri interessi, altri attribuiscono il proprio malessere al capo, ai colleghi, ai clienti sempre più pretenziosi e maleducati. In tutti è evidente la difficoltà di adattarsi ad un mutato scenario in cui non sentono più di poter trarre soddisfazione.

Quando siamo di fronte alla necessità di un cambiamento, fatichiamo a vedere il nostro talento e le nostre risorse. La “Sindrome dell’Impostore” è più diffusa di quanto pensiamo. Crediamo che i nostri successi siano supportati dalla fortuna e non ci riconosciamo capacità, talenti e risorse che invece abbiamo.

Ho aiutato persone che non si sentivano appagate e realizzate e hanno deciso di provare a cambiare. Ho sostenuto altri che, a fronte di riorganizzazioni aziendali, si sono trovati “fuori” dal mercato del lavoro e, dopo molti anni di certezze, erano frastornati e spaesati. Altri ancora, sentendo di aver esaurito la passione e la spinta nella loro quotidianità, hanno sentito l’esigenza di coltivare altre possibilità.

Il mio metodo ha come obiettivo sviluppare la consapevolezza del proprio talento e delle proprie inclinazioni personali, utilizzarli in nuovi progetti o per migliorare il contesto in cui già si lavora.

Ipotizzare percorsi di sviluppo e stendere un piano d’azione;
Ridefinire i propri obiettivi con consapevolezza;
Individuare i propri talenti.

Oltre che aver vissuto nel mio percorso professionale queste fatiche ed aver sperimentato su di me questi stessi percorsi, mi formo costantemente da anni. La mia formazione come Coach di ispirazione Gestaltica e come Master Practitioner PNL mi permettono di far emergere elementi personali e fornire strumenti operativi.

L’obiettivo del lavoro non è mai il raggiungimento di un risultato predefinito ma piuttosto individuare il percorso affinché il cliente possa mettere a fuoco il proprio obiettivo, definire la strada per raggiungerlo, utilizzare gli strumenti più adatti a lui.

Il lavoro che faccio non è dare ricette al cliente ma aiutarlo a trovare i propri strumenti, le proprie risorse e la consapevolezza che “c’è un piano B”. Non è mai troppo tardi.

“Se non ci piace dove stiamo, possiamo spostarci, non siamo alberi” Snoopy